Angela Madesani, “Astrazione: nuovi episodi”

Testo nel catalogo della mostra Astrazione: nuovi episodi, Galleria Bianconi, Milano, Ottobre 2009

Premessa
Forse può apparire facile guardare al periodo in cui viviamo con un certo distacco, con un atteggiamento critico. Il nostro, tuttavia, è davvero un momento particolare, sia da un punto di vista sociale, che artistico, che culturale. Da molti anni, ormai, la provocazione fine a se stessa, la trovata estemporanea pour épater le bourgeois sono all’ordine del giorno.
Alla fine degli anni Cinquanta Guy Debord profetizzava una società dello spettacolo. Leggendo le sue pagine pare di leggere una cronaca del nostro tempo, un tempo di consumismo culturale, di spettacolarizzazione di tutto, in cui le cose, per essere interessanti, devono essere eventi. “Audience” è una parola magica, una chimera alla quale si tende in maniera spasmodica. Si avverte una febbre del nuovo, un avanguardismo fine a se stesso, che a volte presenta gli inconfondibili tratti dell’accademia.
In un clima come questo è parso interessante rivolgere uno sguardo ad uno dei mezzi tradizionali della storia dell’arte: la pittura.
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Se si volesse trovare un filo rosso che percorre i lavori dei sei artisti in mostra, lo si potrebbe rintracciare in un concetto che la storica dell’arte americana Rosalind Krauss ha espresso in una serie di recenti saggi. Stiamo parlando del superamento del medium.
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E superamento […] è anche quello di Roberto Rizzo, che guarda alla storia dell’arte e della pittura, ma anche alla videoarte e alle espressioni più vicine alla tecnologia della nostra contemporaneità. Soprattutto nei suoi lavori più recenti vi è un chiaro richiamo al fluttuare delle immagini, che ritroviamo sullo schermo. Quello che si viene a creare nella sua ricerca è un dialogo tra linguaggi diversi in grado di aprire nuove porte alla riflessione sulla pittura. Uno dei temi portanti della sua ricerca è il ruolo dello spazio, del quale egli accetta consciamente i limiti. Rizzo, come raramente accade per gli artisti della sua generazione, si dedica anche alla scrittura, alla teorizzazione del suo lavoro. In tal senso influenzato anche dalla formazione ricevuta: ha studiato con Carmengloria Morales.
La ricerca di Rizzo ha come fulcro la forma. Le sue opere sono costituite perlopiù da una parte monocroma di fondo e da una sorta di quadro nel quadro, nel quale il colore si sfalda drammaticamente e visceralmente, come nella grande pittura cinquecentesca dell’ultimo Tiziano, obbligato punto di riferimento e di studio. Due zone che vengono realizzate separatamente con accurata precisione. Il suo concetto di monocromia non consiste nella stesura di un unico colore ma si pone, piuttosto, come il risultato di un processo tecnico e mentale.
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Pittura, dunque, lingua più che mai viva, in una dichiarata posizione di tramite, in cui convergono e dialogano tradizione e modernità.